Recensione di Iron Fist n.1 Panini Comics

Recensione a cura di Luca “Silver Surfer” Invernizzi

IRON FIST
di Kaare Andrews

Nel 1971 Bruce Lee compare come protagonista in Il furore della Cina colpisce ancora. L’anno dopo gira Dalla Cina con Furore. Culi cominciano a essere spaccati a colpi di calci rotanti sugli schermi di tutto il mondo. Poco dopo, nel 1974, nasce Iron Fist e credo che al mondo ci siano giusto un paio di persone che credono che questi fatti non siano collegati.
Flash forward. E’ il 2015, in Italia esce un nuovo fumetto su Iron Fist e le recensioni che ripercorrono le origini del personaggio cercando su wikipedia hanno rotto il cazzo. Di nuovo, le stesse due persone si interrogano sul possibile collegamento tra le due cose, solo che sono passati 40 anni e anche loro si sono fatti più sgamati.
Il problema ora è, come fai a convincere i clienti di un negozio di fumetti pieni di manga, scritti in una delle patrie, se non LA patria, delle arti marziali mondiali, a comprare un fumetto di botte marziali scritto nella patria del Cheeseburger?
E’ dura. Ed è un peccato, perché il fumetto in sé è davvero ottimo. Io vi lascio i punti fondamentali, poi vedete voi.
Il personaggio si è da tempo scrollato di dosso tutte le banalità da eroe creato a tavolino per correre dietro ad una moda. E’ profondo, tormentato e interessante.

I disegni sono strepitosi. L’autore, che poi è sia lo scrittore che il disegnatore, costruisce delle splash page da paura. Scontri con Ninja precipitando da un grattacielo, elicotteri abbattuti a pugni e continui giochi sui toni di colore, ocra, rosso e bianco. Roba da lasciare a bocca aperta.

La parte forse più incredibile è lo stile retrò, quasi “invecchiato”, con cui sono raccontati i flashback sulle origini del personaggio. Servono per permettere a chiunque di leggere il fumetto senza perdere tempo su Wikipedia (E credetemi, io ci sono stato, sulla pagina di wikipedia di Iron Fist, e non ne vale la pena) e questo è ovvio, ma sono realizzate talmente bene che quasi dispiace quando finiscono.
La serie è una mini. 12 numeri americani, quindi 6 italiani e poi amici come prima.
C’è una cattiveria, in questo Iron Fist, che gli altri super eroi marvel non possono permettersi, e dopo il primo numero di questo fumetto viene voglia di sapere a cosa potrebbe portare. Probabilmente ad altri calci rotanti e ad altri culi spaccati, che in fondo il 1971 non è troppo lontano. Il che va benissimo.